sabato 10 novembre 2012

Le scarpe


Le scarpe: ultimo modello, le più richieste. 

Solo calzarle, ti identifica. 


Le scarpe. Di che colore fossero state un tempo, era


difficile dirlo. Il nonno ci aveva cucito sotto pezzi di 

camere d'aria di un vecchio trattore in disuso. Le 

aveva preparate ben bene. L'indomani sarebbe 

stato un giorno importante.

L'indomani sarebbe stato il primo giorno di scuola.

Si alzò. Era buio. Appena si distinguevano in 

lontananza le sagome possenti dei monti.

Indossò quei buffi calzoni nè corti nè lunghi. Per 

tenerli su, una striscia di iuta. Una maglia rugosa 

ornata da grandi toppe a quadrettoni sui gomiti. E 

per finire le scarpe, in cui il nonno aveva 

provveduto a mettere degli stracci perchè stessero 

su, sui suoi piedi ancora troppo piccoli.

Si sentiva un re!

Per merenda un grossa fetta di pane ed una mela 

annurca avvolte dentro un canovaccio.

Si avviò.

Corse giù per sentieri e mulattiere. Arrivò nel 

momento in cui Giuseppe, detto z' Peppe, il vecchio 

custode, spalancava il portone della piccola scuola 

del paese.

Un cenno del capo da Giuseppe. Un composto 

"Buongiorno z' Pe' ", ed entrò.

Una decina di vecchi banchi tarlati ed una grossa 

cattedra, al centro di uno stanzone. Si guardava 

intorno. Voleva appropriarsi di tutto in un solo 

momento.

Arrivavano a spiccioli i compagni di classe, tutti 

bambini del paese, tutte facce quotidiane. 

Poi arrivò lei, la maestra. Dentro il suo viso, 

brandelli di cielo di montagna.

La guardava. Lei non abitava tra quei monti. 

Veniva dalla città. Era il suo odore a dirlo.

All'ora di merenda, i compagni sciamarono nel 

cortile. Lui afferrò il canovaccio. Si avvicinò alla 

cattedra. Lo poggiò sulla cattedra. Lo svolse. 

Afferrò la fetta di pane e la porse alla maestra.

Quei suoi pezzi di cielo si schiarirono. Lei gli prese il 

viso tra le mani e lui arrossì. Si rianimò solo per 

sussurrarle timidamente: " Mi chiamo Bernardo". 



"Era questo il modello che desiderava, signore?".

Alzò appena gli occhi, guardò la commessa che gli 

stava sorridendo e le porse la mano. "Mi chiamo 

Bernardo" disse

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