giovedì 28 luglio 2011

Rewind

Quando mi capita di guardare qualche foto di me bambina, mi sembra davvero di arrivare direttamente dall'epoca dei dinosauri, sopravvissuta alla scomparsa per chissà quali imperscrutabili ragioni.
La mia città, come appare in quelle foto, non la riconosco. L'auto (sì, bisogna proprio usare il singolare) che per puro caso si trovava di passaggio, se parcheggiata, diveniva oggetto di culto da parte del fotografo di grido (nel senso che urlava per accalappiare eventuali passanti) che la usava per sedervi sopra una lattante ignara e immortalarla mentre gli spalancava in faccia i suoi grandi occhi.

La retrospettiva, quando ha luogo nella memoria anche mio malgrado, si sofferma quasi sempre su pochi dettagli che si ripetono: lunghi pomeriggi che, dove vivo io, le persone di una volta chiamavano fiore de cavede (leggi fior d cavd), il fiore del caldo, cioè il momento nel quale, la calura già esagerata al mattino, diventa incendiaria e mi rivedo seduta su un davanzale incandescente dietro le persiane chiuse e gli scuri solo poco discosti, nel tentativo di intravvedere qualche sporadico passaggio che desse inizio ai miei dialoghi immaginari: ma nemmeno lucertole e formiche avevano il coraggio di affrontare il sole cocente di quegli interminabili pomeriggi, stavano al riparo al fresco delle loro magioni sotterranee.
E poi c'era il Cavaliere senza macchia: intrepido, grandi occhi ingenui puntati sul mondo.
La sua mano, solo poco più grande della mia, mi stringeva, infondendomi una sicurezza che non ho quasi mai più riprovato e le sue braccia aperte erano pronte a proteggermi quando l'aeroplano della giostra, dove lui mi portava, saliva tanto in alto da farmi paura.
Quando riavvolgo le immagini del passato, il calore di quel davanzale e di quella mano stretta intorno alla mia mi portano forte il profumo intenso dell'infanzia.
Poi il tempo ha fatto un balzo in avanti e io mi sono ritrovata a svolgere un ruolo che rifuggivo quando da piccola qualcuno mi diceva allora tu farai... ebbene sì, faccio la maestra!
Tanti bambini sono passati davanti ai miei occhi e dentro al mio cuore, ma ogni volta la voce si spezza quando insieme a loro siedo in cortile, sul marciapiedi rovente, e sul volto sudato di qualcuno di loro scorgo, a sorpresa, lo sguardo incantato e sognante del mio Cavaliere senza macchia.



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